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Tornerà?

di Stefano Bidetti

Mi sono già trovato a intervenire sul tema della ripetitiva reiterazione dei “ritorni” (!) di personaggi e luoghi, di vicende e atmosfere nella saga di Zagor. Probabilmente il discorso si potrebbe riferire anche ad altri personaggi, ma da un lato lo Spirito con la Scure è quello di cui mi occupo, e che quindi conosco meglio, dall’altra ho la sensazione che le cose procedano in parte in modo diverso in altre serie.
La ricomparsa di un personaggio, che si tratti di un vendicativo nemico o di un compare di bevute del protagonista, è qualcosa di usuale nel fumetto. Di sicuro serve a fidelizzare i lettori, a creare delle piccole saghe, a dare continuità alle vicende e a volte a raccontare o magari spiegare qualcosa di poco chiaro. La presenza di un volto già visto richiama alla memoria del lettore vecchie situazioni alle quali potrebbe essere rimasto affezionato, oppure che in qualche modo hanno in sé un ancora non esaurito contenuto di emozioni da poter trasmettere, o gradevoli da richiamare.
Un personaggio titolare di testata ha una sua storia, che si compone di fatti, di avventure, ma anche di personaggi. E, al di là della forzatura di far a tutti i costi resuscitare qualcuno dato per morto, anche questi ultimi rientrano nel caleidoscopio di immagini che, sotto mille sfumature diverse, ci raccontano il protagonista, il suo ambiente, le sue caratteristiche.
Ma – era ovvio che sarei andato a parare in un “ma” – quando il tutto sembra tradursi in un obbligo, in un periodico immancabile cliché, viene da chiedersene il perché. Peraltro, per inveterata abitudine ormai stucchevole sulla testata in questione (e le altre testate extra rientranti nella sua galassia), a ogni ritorno o riproposizione si accompagna, inevitabile, il racconto della volta o delle volte precedenti.
Voglio allora porre una domanda: a chi è rivolta l’operazione? Se quel ritorno o quella riproposizione serve a fare contenti i lettori che l’hanno magari richiesta a gran voce, non sarà che quei soggetti non hanno assolutamente bisogno che gli si ricordi quello che tanto anelavano a riveder comparire sulle pagine della serie? E se invece quei riepiloghi esplicativi, a volte lunghi e anche noiosi, servono per l’ipotesi di nuovi lettori, che in tal caso potrebbero non conoscere l’antefatto (ammesso che vi possano essere o si riescano ad attrarre nuovi lettori), siamo proprio sicuri che quel racconto così dettagliato, che alcune volte toglie pagine all’avventura in corso, sia necessario? Cioè, in parole povere, che a quei lettori gliene possa fregare qualcosa?
Voglio citare un esempio che mi sembra particolarmente significativo. Ma è solo un esempio, non è la pietra dello scandalo. Nell’ultimo Zagor+ (I racconti di Darwkood-Sopra l’abisso, n. 15) appare la storia intitolata Il ritorno di “Smiling” Joe (e già il titolo provoca un attacco di dolore allo stomaco). Tutti gli zagoriani sanno di chi si tratta, e quelli più fedeli certo non hanno bisogno di ricordarsi di una storia che, essendo notoriamente la più breve di quelle mai pubblicate (appena 13 pagine), era anche facile da ricordare. L’idea di recuperare questo personaggio ha fatto nascere una storia che, per rimanere coerenti, contava meno pagine delle classiche 40 delle storie brevi comprese nei racconti; quindi 30 pagine. Anche perché il povero Marco Verni, dopo la “svalangata” di tavole che ha dovuto realizzare per il “ritorno” di Super/Mortimer, non poteva essere spremuto più di tanto. Ebbene, di queste pagine, almeno 7/8 sono occupate dal racconto, la riproposizione delle stesse vignette (sia pure ridisegnate) e la prosecuzione, abbastanza ricalcata, tranne che nel finale, della stessa storia.
E se volessimo un altro caso, nelle prime pagine della storia Memorie perdute¸ oggetto dell’ultimo Color Zagor (n. 20), abbiamo un lungo susseguirsi di immagini, racconti e ripetizioni per ricordarci chi era Shyer, chi era Ayane, cosa avevano fatto e così via. Il tutto non per raccontare una storia di Zagor, ma veramente come un lungo Amarcord, magari preparatorio (e non sto a spoilerare, ma lo temo tantissimo!) di qualcosa che dovrà arrivare prima o poi?
Orbene, qui non si tratta neanche più di “spiegazionismo” o di pelouovismo”, ma di accanimento terapeutico sul povero lettore. Ma siamo così sicuri che ci serve sapere tutti i risvolti di ogni singola vicenda piuttosto che non disporre di vicende, personaggi, luoghi e ambientazioni più freschi? Certo, se l’alternativa è quella di stravolgere il personaggio, meglio allora rimanere nel cortile di casa, ispezionarlo in tutti gli angoli più reconditi, e così via. Ma magari un’altra strada potrebbe anche esserci, no?


postato il 12/2/2025 alle ore 19:03

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