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Eroi senza parole...

di Stefano Bidetti

Il fumetto italiano, adeguandosi a quello oltreoceano, nel corso degli anni sta apportando delle modifiche di razionalizzazione dei costi e delle procedure di produzione che ogni tanto comportano degli “strappi” che incidono non poco, almeno su alcuni dei fruitori. Nel corso del 2014, ad esempio, anche la Sergio Bonelli Editore, indubbiamente la più grande casa editrice di fumetti in Italia, e forse anche in Europa, ha deciso di abbandonare la tradizione di far scrivere a mano il lettering nei balloon delle vignette sulle sue tavole. Sostanzialmente, i dialoghi vengono aggiunti in un secondo momento, con procedura digitale, sulle tavole precedentemente scansionate. Non è una decisione che riguarda l’intera produzione, alcuni zoccoli duri rimangono, ad esempio anche su Tex, ma in particolare questo cambiamento ha coinvolto in maniera graduale le storie dello Spirito con la Scure (a partire dallo Zagor Color n. 2, Il ritorno di Guthrum, dell’agosto 2014, e dall’albo mensile Tornando a casa, Zenith 641 , uscito in edicola il mese successivo).
Ora, salvo pochi megalomani puntigliosi e secchioni (i veri nerd del fumetto!), non credo che siano molti i lettori in grado, leggendo gli albi, di cogliere questo passaggio. Anche perché, saggiamente, la SBE ha adottato per le produzioni da lì a venire un font ricavato dalla “calligrafia” di una letterista storica, Marina Sanfelice. Di fatto la pubblicazione non ha subito alcun tipo di variazione. Coloro che invece noteranno, e non poco, la differenza saranno i collezionisti di tavole originali, che si ritroveranno davanti appunto delle tavole con 4/6 vignette senza i dialoghi; mancheranno anche le didascalie, ma quelle in realtà stanno già sparendo comunque da tempo dalle sceneggiature.
Ora, è opinione di chi scrive – e non solo – che i balloon facciano parte integrante di una tavola a fumetti. Sia perché il disegnatore, quando organizza la tavola e la distribuzione degli spazi, tiene conto di quelli che saranno occupati dai balloon; sia perché, di conseguenza, le tavole saranno sbilanciate, con un eccessivo peso dei bianchi o, peggio, delle parti non disegnate, perché comunque coperte, nella pubblicazione, dagli stessi balloon; sia infine perché un fumetto, quindi anche la singola tavola, non è fatto solo del disegno, ma anche del testo, dei dialoghi, dei battibecchi. Che tristezza vedere quelle bocche aperte che parlano, magari che strillano, senza poter sapere cosa stia avvenendo, se non si è precedentemente letta la storia in questione. E alcune tavole perderanno completamente il proprio significato (per non dire, venalmente, il loro valore). Pensiamo ad esempio alle tavole contenenti le gag di Cico: senza le stupidaggini che il messicano tira fuori a raffica, senza i vituperi che gli lanciano gli osti o le persone ai danni delle quali combina pasticci, quale senso potranno mai avere? Oppure poniamo mente a una tavola in cui intensi primi piani dei protagonisti, o specifiche loro espressioni facciali, sono giustificati dal contenuto di quanto stanno dicendo, o ascoltando; in esse l’assenza di parole renderà magari paradossalmente ridicola la faccia del singolo personaggio, facendo perdere a quella pagina – che avrebbe magari potuto essere un pezzo di storia del fumetto - tutta la sua intensità e quindi la sua valenza.
Anche in altri periodi, e con altri editori, la manualità del lettering non c’era, e anzi da questo punto di vista anzi la Sergio Bonelli Editore è stata particolarmente tutrice della tradizione. Chi non ricorda, ad esempio, i balloon scritti a macchina di lanciostory o Skorpio? Però anche quelle produzioni lasciavano poi sulla tavola il testo delle storie. Per quanto a volte tartassate dall’incolla-e-scolla dei vari balloon nelle diverse lingue, che ha fatto sì che magari da alcune tavole poi purtroppo col tempo le “pecette” cartacee si scollassero e si perdessero, quelle tavole mantenevano il rapporto inscindibile tra ciò che viene raccontato e ciò che viene disegnato.
La produzione prevale. Predomina il mercato. Comandano le valutazioni costi-ricavi. Mentre quelli che potrebbero essere considerati artisti vengono privati di un ulteriore parametro che consenta di giudicare il loro lavoro come capacità interpretativa di un testo dato (che poi però viene tolto)! Inevitabilmente, diventeranno più ricercate le pagine “semplicemente” di bel disegno, quelle più illustrative, rispetto alle tavole che invece prima, dimostrando la capacità del loro autore di rendere la situazione e di rappresentare esattamente quello che lo scrittore aveva previsto, riuscivano meglio a trasferire al lettore o all’osservatore l’emozione che nella specifica situazione doveva essere concretizzata.
Il fumetto ogni tanto arriva a sfiorare l’arte, ma poi c’è sempre qualcosa, qualche scelta, qualche esigenza che lo rimette al suo posto. Rimaniamo anche noi, come i nostri eroi, senza parole…


postato il 04/02/2018 alle ore 22:48

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