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Dalla pagina allo schermo

di Stefano Bidetti

Un appassionato di fumetto, o di un personaggio in particolare, diciamo un vero appassionato, non potrebbe mai resistere alla tentazione di vedere trasferita sul grande schermo una delle sue storie preferite. È una tentazione ovviamente teorica, sia perché questo è potuto succedere per pochi filoni che potevano in premessa dare una qualche sufficiente garanzia di cospicuo ritorno economico per i potenziali produttori (non dimentichiamo che è questo che muove il mondo, molto più di qualsiasi passione!); sia perché nella stragrande maggioranza dei casi questo “trasferimento” delude il vero appassionato, diciamo il nerd appassionato.
Probabilmente questa casistica subisce dei diversi conteggi nel caso di molti manga o di una buona parte dei film tratti dalle produzioni Marvel (i quali ultimi rappresentano forse il maggior numero di pellicole prodotte negli ultimi anni sul mercato mondiale); è però anche vero che i puristi hanno sempre da storcere il naso, anche nei casi delle prime trasposizioni che abbiano magari tentato di attenersi alla maggiore fedeltà possibile alla trama su carta e alle caratteristiche, fisiche e caratteriali, dei personaggi implicati. Presumibilmente una delle cause da valutare è proprio l’ipotesi che ciò che funziona su una pagina non può funzionare sullo schermo (e ovviamente viceversa). Perché una scena d’azione disegnata, per quanto bene eseguita, resta teoria, induce il lettore all’immaginazione e a volte è anche tecnicamente poco coerente; ma sulla carta regge, l’eroe resta tale e il fruitore ha il tempo per assorbire il tutto, anche qualora fosse un divoratore di nuvole parlanti. Al contrario, una scena dal vero deve essere vera, credibile, realizzata (anche con tutti gli effetti speciali del mondo, naturalmente), e poi deve svolgersi in tempo reale (certo, ci sono le slow motions, ma anche con quelle non si può esagerare!).
Nei film tratti dalle avventure dei personaggi supereroistici della major americana, ad esempio, i personaggi devono diventare reali, in carne e ossa, con poteri veri. Questo paradossalmente rende tutto meno credibile. Nel senso che, dovendo tentare una razionalizzazione, ma al tempo stesso non potendo perdere l’occasione di stupire sempre di più lo spettatore, il cinema di genere ha velocemente virato verso un’esagerazione del tutto.
La conseguenza principale di tutto questo sembra essere un ritorno negativo sul mondo del fumetto. Quest’ultimo infatti, in quanto fonte originaria di quello che poi si vede sugli schermi, viene ridotto alla sola sua parte più grottesca, più da burla, più infantile. I supereroi diventano sempre più dei bambini viziati e impulsivi (basti vedere quello che sono diventati sullo schermo personaggi nati problematici e introspettivi come Iron Man e l’Uomo Ragno) e la magia del fumetto tende a scomparire.
L’effetto probabilmente, fatte le dovute proporzioni, è lo stesso che si verifica quando si procede alla trasposizione di un romanzo o di un racconto. Ma in quei casi, a meno che non ci si riferisca al genere fantascienza o horror-splatter, la distanza tra le due forme artistiche consente il dovuto distacco; anche perché il pubblico medio è maggiormente preparato, diciamo che è “informato dei fatti” rispetto a quale sia il percorso seguito. Nella maggior parte dei casi si tratta o di persone che hanno letto il libro cui ci si è ispirati, oppure che quanto meno – si spera! – hanno letto un libro e quindi conoscono la forma del medium di partenza. In tantissimi casi, invece, credo che il pubblico che assiste a un film tratto da un personaggio dei fumetti non solo non ha letto nulla di quel personaggio, ma magari non ha neanche mai letto un fumetto!
E allora, nel momento in cui il pubblico diventa eterogeneo, includendo anche tanti soggetti estranei al mondo dei “fumettari”, ecco che il cinema tira fuori le sue armi, se vogliamo anche in buona parte di travisamento delle cose, pur di ammaliare una percentuale maggiore del pubblico astante.
La Marvel ormai – è noto – deriva la maggior parte dei suoi introiti dalle produzioni cinematografiche. E se a loro volta i fumetti che produceva, e i relativi personaggi che vi erano inseriti, sono stati negli anni trasformati e manipolati per adeguarli al tipo di lettori che si sperava di poter conquistare, figuriamoci quanta “elasticità” ci potrà essere nei riguardi delle produzioni su pellicola!
E se qualche altra casa editrice dovesse tentare la strada della produzione di film tratti dai propri personaggi, il fumetto tradizionale ne riceverebbe, a mio parere, colpi pesantissimi alla propria integrità e alla propria tipologia: in sostanza alla propria magia che lo rende ancora capace di raccontare delle storie per chi le voglia leggere…


postato il 21/7/2018 alle ore 23:48

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