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Dove comincia la Storia

di Stefano Bidetti

La storia non è necessariamente o soltanto un concetto temporale, uno scorrere cronologico dei fatti che inizia milioni di anni fa. Determinate considerazioni la possono far collegare direttamente, piuttosto, a un concetto geografico. Nella prima metà del XVII secolo i primi europei si mossero verso il continente nordamericano. Più di un secolo dopo si radicò invece l’idea di un’espansione verso la parte del grande continente americano ancora sconosciuta; così nacquero il concetto di frontiera e quello di Ovest da conoscere e conquistare.
Dal vecchio continente si spostavano verso le nuove terre masse di persone, famiglie impoverite, diseredati e, spesso, soggetti che avevano tante cose da mettersi alle spalle, soprattutto le facce dei gendarmi che li andavano cercando. L’America rappresentava una concreta possibilità di rinascita, di nuovo inizio. Tutti venivano messi nuovamente sullo stesso piano e avevano le stesse possibilità.
A prescindere dalla propria storia personale, e anche dai propri ricordi, la vita cominciava in quelle nuove terre. Peraltro, l’apparizione davanti ai propri occhi di territori immensi e in gran parte sconosciuti, infinite praterie, sconfinate foreste, grandi laghi, di sicuro aumentava la sensazione di essere sbarcati su quello che all’epoca poteva apparire come un pianeta sconosciuto. Questo deve aver dato a ciascuno di quegli uomini l’idea che la propria vita cominciasse in quel momento, e forse che l’intera storia della propria famiglia e dell’umanità stessa ripartisse proprio da lì. Nuovi mestieri, nuove occasioni, nuovi rapporti sociali e “professionali” alimentavano questo stato d’animo.
La Storia ricominciava da zero. Probabilmente, per la maggior parte di questi uomini e donne, non era necessario, anzi diventava quasi ingombrante, portare con sé il patrimonio della storia europea; una storia alla quale per la maggior parte non avevano preso parte, anzi che tendenzialmente avevano solo subìto; una storia fatta da altri censi, da altre provenienze, da cricche elitarie assolutamente distanti da loro. Si potevano abbandonare concetti come nobiltà, tradizione, protocollo, etichetta; il senso pratico della vita da costruire e garantire ogni giorno prevaleva. Così, la maggior parte di quelle persone si dovette predisporre nei confronti della propria nuova vita in maniera totale, aperta, assoluta, in buona sostanza rinnegando il proprio passato personale e la storia della propria etnia, del proprio popolo, della propria nazione di origine.
Sin dalla spedizione di Lewis e Clark, promossa dal presidente Jefferson e svoltasi tra il 1804 e il 1806, l’idea di raggiungere territori nuovi era ormai ben presente nell’animo degli americani. Da una parte indubbiamente esisteva lo scopo politico-militare di anticipare francesi e spagnoli nell’impossessarsi di nuove risorse; dall’altra però era concreto il desiderio di conoscenza, di vera esplorazione. La scoperta dei nuovi territori, prima a caccia di risorse (minerali preziosi e pellicce), poi di terra da coltivare, costituì l’occasione per realizzare improvvisamente che il mondo finito e circoscritto del continente europeo non era l’unica chiave di lettura dell’universo; neanche l’Asia, col suo fascino e la sua storia, aveva mai potuto rappresentare una cosa analoga. Perché il Nord America era per la maggior parte disponibile e a portata di mano; passi per quei pochi selvaggi pellerossa che nel frattempo bisognava aggirare, o sterminare! Tolti loro dall’orizzonte visivo, il paradiso si stendeva davanti agli occhi dei coloni.
Così, cominciò la costruzione di una nuova Storia: in gran parte inventata, in altra costruita quotidianamente, ma velocemente, per farla diventare in qualche modo un background cui poter fare riferimento. Ciò che velocemente diventava vecchio, istantaneamente diventava “antico”, cioè diventava Storia; l’unica cui si poteva e voleva fare riferimento. Forse a questo si deve il fatto che gli americani al giorno d’oggi fanno fatica a concepire qualcosa che sia più vecchio dei loro circa 300 anni di storia.
Esistono allora indubbiamente diverse “Storie” nel mondo; che indubbiamente si intrecciano, magari più o meno comunicano, ma che poi in buona sostanza viaggiano autonomamente, con velocità, riferimenti e a volte anche direzioni abbastanza diversi. La Storia non è solo un tempo, ma anche un luogo, uno spazio: esterno e dell’anima.


postato il 14/12/2019 alle ore 12:56

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