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Stefano Grasso



Gallieno Ferri l’immortale

Oggi è il 6 aprile 2016 e mi trovo a Megli, una piccola borgata sopra le alture di Recco. Quattro giorni fa, il 2 aprile, Gallieno Ferri ci lasciava e adesso, con una tristezza infinita, in tanti siamo qui a dargli l’ultimo addio. Per tutto un popolo questa è stata una perdita catastrofica. L’uomo che creò il mitico Spirito con la scure d’ora in poi non ci sarà più e Zagor non sarà più lo stesso. Non perché le storie saranno peggiori o perché i disegni smetteranno di piacere, ma perché i lettori più appassionati hanno sempre avuto l’inconsapevole certezza che da qualche parte, in qualsiasi momento, il loro eroe era reale, vivo, ed era tra noi. Sì,perché Gallieno era indiscutibilmente Zagor e a me piaceva pensarlo con le fattezze del suo personaggio, seduto nello studio, impegnato in solitudine a disegnare le tavole delle prossime avventure. [ foto del disegno di Bisi ] Quelle forti mani che all’occorrenza impugnano la micidiale scure sono usate in modo altrettanto proficuo, a creare immagini e situazioni di un valore educativo d’altri tempi, a dare esempio di rettitudine, altruismo e amicizia, valori che al giorno d’oggi risultano sempre più offuscati dai mille cattivi esempi della nostra società. Ecco chi ci ha lasciato, un uomo che per 56 anni si è battuto nell’immaginario di tutti noi contro i mille mostri che ci vogliono portare fuori strada, sempre pronto, con le sue parabole e fumetti, a indicarci i giusti consigli per vivere in armonia con le persone e con la natura. Un uomo che fino all’ultimo dei suoi giorni ha portato avanti una missione, come un capo spirituale dal quale ci aspettiamo tutto, finanche l’estremo sacrificio, ad indicarci la retta via, come il Papa per i suoi fedeli. Io però vorrei raccontarvi la mia personale storia, una storia comune, come tante altre, se non fosse che il personaggio principale fu proprio lui, l’amico Gallieno. I ricordi sono la stessa vita, senza i ricordi nessuna esperienza avrebbe valore e nessuna persona sarebbe mai vissuta. Il miglior modo di continuare a far vivere una persona, a dispetto della cinica morte, è proprio la consapevolezza delle proprie esperienze con lei, anche se banali o comuni. Proprio per questo motivo, quel che mi accingo a raccontare non è un freddo articolo di cronaca in campo fumettistico, ma piuttosto un personale racconto di vita vissuta, quel che sento di dovergli per avermi permesso di poterlo conoscere più a fondo di quel che mai avrei potuto desiderare. Sebbene la mia viscerale passione per Zagor risalga a quando avevo 6 anni, ebbi la fortuna di incontrare Ferri soltanto nel 2009, in fiera a Cartoomics a Milano. Prima di allora, per quanto ne sapessi, il mondo del fumetto era gestito da entità superiori quasi sicuramente non corporee. Fu uno degli incontri più emozionanti, perché in quel momento l’epico e fantastico mondo che ruotava attorno allo Spirito con la Scure si materializzò davanti ai miei occhi in forma umana, ed era Ferri, il creatore del personaggio e la mano protagonista delle centinaia di fantastiche copertine che in una sola immagine riuscivano a descrivere perfettamente un intero albo. Lo incontrai in una zona della fiera molto calma, insieme ad alcuni amici del forum spiritoconlascure.it ed ebbi l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con lui, proprio come se fosse umano e simile alla maggior parte di noi! Parlando, non appena scoprì che ero ligure e che il mio lavoro si svolge nel campo navale, si aprì immediatamente, lasciando intendere tra noi un’affinità di pensiero che mi fece pensare di star sognando. A riprova di esser sveglio, e di aver vissuto un’esperienza nel reale, fu il suo numero di cellulare registrato nella rubrica del mio, sotto il nome altisonante di Gallieno Ferri! Non ci potevo credere, era successo! E mi aveva pure esortato a chiamarlo quando avessi voluto! Alla fine della giornata, mentre ero in metropolitana sulla via del ritorno, come per magia apparve nella mia stessa carrozza. Facevamo lo stesso tragitto, visto che anche lui aveva optato per il viaggio in treno. Prese subito la situazione in mano e, da esperto viaggiatore, si offrì di aprirmi la strada fino alla stazione. Per me fu proprio come vivere un’avventura al fianco di Zagor e, a dispetto della mia corporatura magrolina, mi sentii esattamente come Cico! Lo Spirito con la Scure filava veloce come il vento, uscendo ed entrando dalle carrozze della metro con agilità inusuale, schivando millimetricamente frotte di persone non curanti di noi. Arrivammo in stazione molto in anticipo ed io lo ringraziai con un filo di voce, quel che mi restava dall’estenuante maratona che mi aveva fatto fare. Povero Cico, come lo capivo adesso! Dopo questo avvenimento, che resterà scolpito per sempre nella mia memoria, tante furono le occasioni in cui lo incontrai nuovamente e ogni volta ci fu qualcosa di particolare che mi stupì, rafforzando in me l’idea della straordinarietà di quest’uomo. Ad esempio sapevate che, parcheggiata la macchina sotto casa sua, per poter raggiungere la porta d’ingresso dovevate fare più di 150 gradini? La prima volta che fui invitato a casa sua, inerpicandomi per quel sentiero a gradoni, pensai alla strada che in genere si affronta faticosamente per raggiungere un santuario, l’inevitabile fatica del pellegrino per arrivare nel luogo santo. E non mi stupii per niente nel rendermi conto che alla rispettabile età di 80 e passa anni lui potesse fare quel tragitto più volte al giorno. Non mi sarei di certo meravigliato di vedere anche delle liane a bordo scalinata: il quadro poteva esser ancora più completo! Quella volta che invece lo invitai a cena a casa mia (abito a Sant’Ermete, un paesino in provincia di Savona, a circa 80 km da Recco) ero preoccupato del fatto che avesse ormai una certa età e che quindi un viaggio di sera in macchina per trovare un posto sperduto in una zona che non si conosce non fosse proprio il massimo per stare tranquilli. Alle 19,30 in punto, guardando preoccupato dalla finestra, vidi arrivare la sua macchina e lo guardai sistemarla esattamente nel parcheggio preposto agli inquilini del mio palazzo. Sceso, si girò verso il mio balcone, cogliendomi sicuramente con la bocca aperta per la sorpresa. Era arrivato in perfetto orario e nel posto giusto, come una teleferica. Molto candidamente mi mise al corrente dell’esistenza del navigatore satellitare e del fatto che lui lo usava correntemente. Ed io che pensavo avesse seguito le mie tracce del pomeriggio... Tanti sono gli episodi che mi rimarranno per sempre nella memoria. Le sue espressioni, la sua calma, il suo tono di voce, i suoi racconti. Ma so che mi rimarranno nel cuore anche e soprattutto alcune delle persone che lo accompagnarono nella sua vita e che io ho avuto la fortuna di conoscere. In particolare, due di queste sono i figli Curzio e Gualtiero. Di Curzio mi rimarrà impressa la sua immensa bravura nel disegno. Circa un mese fa, a un pranzo cui era presente, si mise a disegnare un’automobile su di un foglio di carta. Da un pero non nasce di certo un melo. Ecco, l’arte del disegno è proprio di questa famiglia. I rapporti con Gualtiero invece sono stati più frequenti. Da amorevole figlio, sempre presente e vicino soprattutto negli ultimi anni, quando la sua vicinanza risultò importante per la normale vita in sicurezza del padre, ebbi più volte l’occasione di incontrarlo. Grande appassionato di mare e vele, come del resto Gallieno, non mancava mai di accompagnarlo nelle uscite più impegnative che il suo lavoro lo chiamava a fare e dalle quali non si tirò mai indietro. Persona gradevolissima con la quale un pomeriggio intero può volare in racconti, ha in comune con tutti i componenti della famiglia Ferri una spiccata intelligenza e cultura, i modi sempre molto cordiali e un enorme senso dell’ospitalità. Non lo ringrazierò mai abbastanza per la sua pazienza e per avermi permesso di vivere alcuni dei miei momenti più belli a fianco di Gallieno. Ma c’è un’altra persona che mi rimarrà nel cuore, una persona che alla maggior parte dei fan zagoriani è totalmente sconosciuta e lo rimarrà per sempre, ma che molto probabilmente ha fatto sì che il Ferri che tanto abbiamo amato fosse proprio così come era. La persona che per tanti anni gli è stata vicina e che è stata compagna di vita: la Pia. Si dice che inevitabilmente al fianco di un grande uomo ci sia una grande donna, e loro erano davvero una coppia speciale. Al funerale la vidi uscire dalla chiesa nel suo composto e sommesso dolore e tra tutti i pensieri che mi passarono per la testa uno di questi si fermò con tristezza e mi fece realizzare che molto probabilmente non l’avrei mai più rivista. Com’è strana la vita, in pochi giorni tutto può crollare facendoti sentire davvero impotente. Ho una certezza però, la consapevolezza che il nostro caro Gallieno Ferri continuerà ad accompagnarci sempre presente in tutte le future storie dello Spirito con la Scure e io leggerò le sue prossime avventure con l’affetto che si riserva agli amici più cari. Anche e soprattutto questo sarà il miglior modo per tutti noi di continuare a farlo vivere. Per sempre. Stefano Grasso


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