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Gli "stampari"

di Stefano Bidetti

Nel mondo del fumetto, e in particolare delle fiere, si è generata negli ultimi anni una nuova razza, che sembra avere caratteristiche tutte proprie e che ormai impregna di sé qualsiasi evento fumettistico, purché…
Già, purché cosa? Purché ci siano dei disegnatori che firmino delle stampe più o meno ufficiali. Mi riferisco a quelli che presto anche il dizionario definirà “stampari”, cioè coloro che frequentano le fiere quasi esclusivamente per arricchire la propria collezione di cartoncini su cui sono stati stampati, in tirature non oceaniche, i disegni degli autori presenti. La cosa apparentemente si presenta come una cosa sana: degli appassionati che dimostrano in tal modo il proprio affetto e la propria ammirazione nei riguardi dei propri beniamini, tanto da essere disposti a fare code anche lunghe, magari all’aperto, sotto il sole o la pioggia, pur di strappare quella firma sul disegno. E in effetti così era inizialmente. Poi la cosa ha degenerato! Ora si assiste a un certo gruppetto di “combattenti della stampa” che vagano per i vari stand a caccia della stampa per sé, ma anche per almeno altri 4 o 5 nominativi, di persone che contemporaneamente si stanno magari procacciando analoga quantità di stampe firmate presso un altro stand, o magari presso un’altra fiera contemporanea; o più semplicemente non sono potuti venire…
I fumetti costano, questo è indubbio. E in particolare costano i disegni originali, le commission, le illustrazioni e quant’altro derivi dalle mani di talentuosi artisti della vignetta. Peraltro anche l’accesso alle mostre/fiere spesso non è proprio economico. Ma ecco che gli “stampari”, oltre a fare di tutto per procurarsi l’accesso gratuito all’evento, poi si arrabattano per riuscire ad appropriarsi di qualunque cosa, purché non costi nulla. Già, perché il concetto è proprio quello: si prendono le stampe di chiunque, anche gente sconosciuta, o magari capitata lì per caso, purché non comporti esborso di denaro. Se la custode dei cessi si mettesse a distribuire pezzi di carta igienica firmandoli, probabilmente riscuoterebbe anche lei un certo successo!
La capacità di avvicinarsi al mondo del fumetto non necessariamente implica la necessità di spendere soldi a tutto spiano, ma non per questo si può trascurare di avere un minimo di rispetto per la capacità espressiva di un disegnatore, la sua dignità e il fatto che proprio non tutto sia dovuto a chi semplicemente ha il merito di acquistare albi in edicola, ammesso che almeno quelli li compri! Puntare ad avere la stampa realizzata da un disegnatore amato, oppure quella particolarmente bella di un disegnatore poco conosciuto, ma interessante, forse sarebbe spiegabile, e di certo anche opportuno. Ma la “caccia al gratis” è nauseante. Da dietro lo stand vedo mani che si impossessano di bigliettini da visita e brochure solo perché gratuite, ma le facce corrispondenti a quelle mani fuggono di fronte a qualsiasi richiesta economica.
Mi viene da pensare che le stampe da far firmare, che peraltro comportano un costo per chi organizza, che deve ospitare il disegnatore, pagargli il disegno e poi produrre materialmente le stampe, oltre appunto a meritare un qualche ritorno sia per il disegnatore che per chi lo ospita, dovrebbero anche rappresentare una sorta di premio per chi è riuscito a essere presente; chi non c’è, non ce l’ha, e basta. Così ognuno ne prende una e una sola, per non far rimanere senza qualcuno che alla fiera invece è venuto, ma è arrivato dopo gli arraffatori del primo momento.
Inoltre, considerazione personale, la banda degli “stampari” è anche composta di gente che sta diventando antipatica. Persone che pretendono e basta, che al disegnatore non esitano a chiedere anche lo sketch, sempre purché sia gratuito; che prendono a gomitate gli altri in fila, donne e bambini compresi; che hanno perso la consapevolezza, semmai l’hanno avuta, che dietro a tutto c’è la passione e un sano essere malati, non certo la patologia che li caratterizza. Questa tendenza è oltretutto in aumento da quando le concessioni delle case editrici in materia di autorizzazioni alla produzione di stampe, Sergio Bonelli in primis, sono drasticamente diminuite. Quella decisione ha un altro scopo, cioè il combattere il turpe commercio delle stampe firmate (magari anche dedicate!), cui purtroppo si assiste. Non costituisce grande danno economico, né d’immagine a mio modesto parere, ma si può capire che alla casa editrice possa dare fastidio.
Ne consegue però che adesso, a fronte della mancanza della stampa firmata, lo sketch diventi un diritto cui il disegnatore non si può permettere di sottrarsi, anche a costo di star lì a disegnare per 12 ore per fare contenti tutti (ma sicuramente i più prepotenti!), perché “abbiamo pagato!”. Ma pagato cosa? Un po’ di sana dignità per tutti non guasterebbe!


postato il 13/6/2019 alle ore 22:24

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